Quando una diagnosi di malattia irrompe nella vita di un genitore, una delle paure più frequenti è il “come” comunicarlo ai propri cari e in particolare ai figli.
Innanzitutto è fondamentale la condivisione con il partner affinché si crei una solida alleanza genitoriale. Successivamente, la coppia dovrà concedersi un tempo opportuno per elaborare la situazione, dopodiché potrà decidere tempi e modi per comunicarlo ai figli.
Questo delicato momento è importante per prevenire lo sviluppo di un disagio emotivo da parte dei figli che può esprimersi con ansia, depressione e confusione.
Nonostante le risorse emotive, sociali e personali di ogni famiglia determinano il modo con cui essa affronterà le difficoltà, l’assunzione di un atteggiamento aperto e propositivo, potrà agevolare il difficile compito. Qualora emozioni troppo intense di rabbia, disperazione, paura e dolore dovessero ostacolare la comunicazione, può essere utile rivolgersi a uno psicologo.
I benefici di una chiara e aperta comunicazione sono lo sviluppo di una maggiore padronanza della situazione e di sicurezza, minore stress, maggiore adattabilità e rapido sviluppo di nuove strategie.
La condivisione della diagnosi con tutta la famiglia, nucleare ed estesa, può contribuire a fare sentire i figli meno soli e a individuare risorse e riferimenti nei parenti prossimi.
Le modalità per raccontare ai figli quello che accade variano naturalmente secondo la loro età, in ogni caso è bene affrontare anche il tema di un eventuale cambio dei ruoli e delle nuove esigenze che potrebbero sorgere.
Il dialogo sul tema malattia non dovrebbe essere ridotto a una sola occasione, quella della comunicazione ufficiale, ma ripetuto nel tempo magari in una delle riunioni settimanali familiari. Le riunioni familiari (che qualche tv americana ci ha abituato a vedere) sono in realtà un efficace strumento di unione e coesione familiare, se gestite secondo alcune regole base.
La Vallée Notizie