Recentemente i media hanno diffuso alcuni dati secondo i quali la depressione sembra essere “potenzialmente contagiosa”. Questa affermazione ha suscitato qualche preoccupazione e perplessità tra i non addetti ai lavori perché l’ipotesi risulta difficilmente comprensibile nel suo funzionamento.
La vulnerabilità cognitiva alla depressione consiste nella presenza di distorsioni di tipo associativo, negativamente connotate, nella costruzione della propria idea di sé in diversi contesti; ad esempio, un individuo che si trova ad affrontare una nuova situazione, se “cognitivamente vulnerabile alla depressione” tenderà a pensare in primis ad un’ipotesi fallimentare con la conseguente valutazione negativa di sé.
E’ stato ipotizzato un “effetto contagio” ovvero una potenziale trasferibilità delle modalità depressive di pensiero e di elaborazione dell’informazione tra partner, compagni di scuola o familiari.
La tendenza ad assumere lo stile cognitivo della persona con cui condividiamo la quotidianità sembra avvenire in modo automatico e metacognitivamente inconsapevole. Questa possibilità rappresenterebbe, secondo i ricercatori, un fattore di rischio per lo sviluppo di un disturbo dell’umore. Tuttavia, nonostante le ricerche si siano focalizzate sugli aspetti di rischio è ragionevole ipotizzare che ciò possa avvenire anche per gli aspetti di positività: entusiasmo, fiducia, aspettativa, coinvolgimento emotivo e atteggiamento positivo in generale possono essere facilmente interiorizzate quando si ha l’opportunità di assimilarle dalle persone con condividiamo la quotidianità.
La Vallée Notizie
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