Il disturbo dell’identità di genere si riferisce alla percezione e alla consapevolezza che la persona ha di sé come individuo maschile, femminile o ambivalente, ovvero come persona che non si identifica necessariamente né con il genere femminile né maschile (transgender).

L’identità di genere si differenzia dal ruolo di genere (comportamenti, affermazioni) e dall’orientamento sessuale, inteso come modalità di risposta agli stimoli sessuali.

Il disturbo dell’identità di genere consiste in una discrepanza tra identità di genere e sesso biologico che si può manifestare con sentimenti di malessere per il proprio sesso biologico, ad esempio quando la persona afferma di non riconoscersi nel proprio corpo, in un’identificazione persistente con il sesso opposto o con il desiderio di essere considerato dagli altri come un membro dell’altro sesso.

Questo disturbo non corrisponde all’omosessualità, intesa come variante della sessualità umana riferita all’orientamento sessuale e non all’identità di genere. (un individuo con un orientamento omosessuale non desidera appartenere al sesso opposto, bensì possiede un’identità di genere congruente con il proprio sesso biologico di appartenenza).

Ancora diverso è il fenomeno del così detto travestitismo, in cui l’esperienza di piacere consiste nell’apparire come appartenente all’altro sesso, non necessariamente identificandovisi.

Affinché sia possibile una diagnosi di disturbo dell’identità di genere inoltre è necessario escludere condizioni fisiche intersessuali e anomalie cromosomiche e ormonali.

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