Il dolore ha una funzione evolutiva molto importante, è infatti un segnale in grado di allertare su un rischio di danno o danno in atto; svolge quindi un’importante funzione protettiva per l’organismo e conferisce senso e significato alle esperienze consentendo così una loro ri-elaborazione.
Il dolore può diventare una vera e propria malattia, influire in modo importante sulla qualità della vita e diventare invalidante. Una sintomatologia dolorosa influisce inevitabilmente sulle relazioni interpersonali (familiari, amicali e professionali); in ambito professionale con una difficoltà a portare a termine i propri compiti o un aumento delle astensioni; sulla percezione che l’individuo ha di sé incrementandone il senso di vulnerabilità, sfiducia e isolamento.
Dal punto di vista psicologico la presa in carico del paziente non può prescindere dal dolore, si esso fisico o psichico poiché esso può rivelarsi una preziosa fonte di informazioni e opportunità.
Se dal punto di vista temporale è possibile classificare il dolore in transitorio, acuto, recidivo, persistente e cronico, è altrettanto utile acquisire l’abitudine di riferirne non solo la presenza o l’assenza, ma anche la collocazione in una scala di valori per comunicarlo in maniera adeguata ai medici e per verificarne l’andamento.
Di qualunque forma di dolore si tratti è importante che tutti gli operatori sanitari che hanno in cura un paziente rivolgano a questo aspetto la dovuta attenzione. Sovente la percezione di sofferenza, poiché soggettiva è trascurata, talvolta anche da parte dagli stessi pazienti che mostrano una sorta di pudore nell’esprimerla. Comunicare e raccontare il proprio dolore è un primo passo della cura.
Sul sito www.cittadinanzattiva.it è possibile scaricare la guida IN-DOLORE, un utile booklet che offre indicazioni e suggerimenti su come affrontarlo insieme
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