“[…]fu allora che notò una macchia di luce argentata danzare e vibrare sulla teca di vetro. Si volse a cercarne la fonte, e vide una lama di luce di un biancore argenteo scintillare in un armadio nero alle sue spalle[…] Dentro c’era un basso bacile di pietra, con strane figure incise sul bordo[…]Non riuscì a capire se la sostanza fosse liquida o gassosa. Era di un colore argento luminoso e biancastro, e si muoveva incessantemente; la superficie s’increspò come acqua accarezzata dal vento, e poi, simile alle nuvole del cielo, si separò e vortico dolcemente.”
“Che cos’è?” chiese Harry con voce incrinata
“Questo? Si chiama Pensatoio” rispose Silente. “ A volte, e sono certo che conosci questa sensazione, ho l’impressione di avere semplicemente troppi pensieri e troppi ricordi stipati nella mente” “Quando mi capita” proseguì Silente “uso il Pensatoio. Basta travasare i pensieri in eccesso dalla propria mente, versarli nel bacile e esaminarli a piacere. Diventa più facile riconoscere trame e collegamenti, sai, quando assumono questa forma” …]
“Estrasse la bacchetta e infilò la punta tra i propri capelli d’argento, vicino alla tempia. Quando la tolse, parve che dei capelli vi restassero attaccati; ma Harry si accorse che si trattava di una striscia scintillante della stessa sostanza bianco-argentea che riempiva il Pensatoio.
J.K Rowling, Harry Potter e il calice di fuoco, Cap.30, 2000
Credevo che andare da uno psicologo fosse roba da matti, “perché raccontare ad un estraneo i cavoli miei?!” , pensavo volesse dire non essere in grado di risolvere i propri problemi da soli, “perché una persona che non mi conosce dovrebbe darmi la soluzione di un problema di cui sa solo quello che io voglio che lui/lei sappia?!”.
Mi sono accorta che questi sono solamente una marea di stereotipi e pregiudizi.
Ora, mi piace pensare che la seduta psicologica sia metaforicamente ben rappresentata dall’immagine del Pensatoio.
Una seduta psicologica cos’è se non un estrapolare dalla propria mente dei pensieri e osservarli da un altro punto di vista?
Come Harry Potter nel passo che ho sopra citato, è la curiosità che spesso ci porta da uno psicologo.
Il primo approccio solitamente è questo: “ non mi serve aiuto, me la cavo da sola. Di psicologi ce ne sono un mucchio e non servono a niente…. sono solo curiosa di sentire questo qua cos’ha da dirmi”. Poi prendi l’appuntamento, il costo della seduta si aggira sugli 80€, “bah, al massimo butto 80€….”.
Suoni il citofono, senti il clac del portone che si apre e vai al secondo piano di un palazzo anonimo
in centro città, la porta è aperta, entri.
Ti accoglie un dolce profumo di fiori e silenzio.
Ci sarà qualcuno? Ti siedi ed attendi. Senti una porta aprirsi, quale delle due che ho visto sarà? Pensi. Non sai perché, ma le mani cominciano a sudare e il cuore accelera i suoi battiti. Lo psicologo ti fa entrare nel suo studio e il grumo che avevi nel petto comincia a sciogliersi. Ti siedi sulla poltrona bianca, ti guardi intorno.
“Allora, come mai hai deciso di venire da uno psicologo?”
“Ehm,….” Che diavolo sono venuto a fare qui? Me lo chiedo anche io. Non ci vengo più…
Non sai che quella è la prima delle tante altre sedute che farai, una dipendenza che ti porta ora a pensare quanto il lavoro di uno psicologo possa essere importante. Alla curiosità si sostituisce la consapevolezza.
Lo psicologo non è colui che estrapola i tuoi pensieri e li esamina al posto tuo. Lo psicologo è colui che ti consegna la bacchetta magica e che ti spiega come usarla. Come Silente, ti mostra come scavare nella tua mente e come travasare i pensieri.
Uno psicologo non offre la soluzione, ma i mezzi per trovarla. Non ti porta in cima alla montagna, ma ti aiuta a scalarla.
Quando le difficoltà che devi affrontare sembrano insormontabili, lo psicologo aiuta a farti capire che non sono le difficoltà in sé a darti un’immagine pessima della vita, ma sei tu ad esserti perso.
Ti aiuta a ritrovarti facendoti riscoprire come per magia le tue immense risorse.
Le difficoltà sono rese tali semplicemente dall’incapacità del soggetto di osservarle con un differente punto di vista e dalla mancanza di speranza trasmessa dalla nostra società e che noi assorbiamo passivi. Riprendere tra le mani la propria vita, comprendere i propri limiti, con l’aiuto di un professionista non è roba da folli, ma da profondamente sani!
L’imparzialità dell’aiuto professionale, il punto di vista esterno della persona che ti sta di fronte, sblocca il paziente dalla rigidità dei ragionamenti che lo hanno portato al disequilibrio interiore.
La fiducia nello psicologo è fondamentale: la sensazione di tranquillità che ti pervade ogni volta, che, entrato nella stanza, ti siedi su quella poltrona e che uscendo, con le lacrime o sorridendo ti rende comunque una persona migliore.
Alessandra Mafrica
https://alenursingblog.wordpress.com/
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