Il sonnambulismo è una parasonnia che riguarda un bambino su dieci di età compresa tra i quattro e i dieci anni e che progressivamente si riduce in adolescenza per poi scomparire nell’età adulta. La proporzione degli adulti che soffrono di sonnambulismo è pari a uno su mille individui.

Le cause del disturbo sono ad oggi sconosciute, tuttavia è stata osservata una familiarità che farebbe supporre una predisposizione genetica. Alcune concause riscontrate nell’esperienza clinica riguardano: difficoltà nella coordinazione dei centri che controllano il passaggio dal sonno alla veglia, stress psicosociale, assunzione di alcool o sedativi..

Normalmente l’episodio di sonnambulismo dura circa quindici minuti, durante i quali a seguito di azioni semiautomatiche, il paziente può sedersi sul letto, mangiare o bere, camminare per casa o fuori, scendere le scale…

Pur non essendo tali comportamenti complessi è comunque presente una base di rischio, infatti il sonnambulo potrebbe urtare violentemente contro qualche oggetto, uscire dalle finestre, azionare macchinari o cadere dalle scale.

Svegliare un soggetto sonnambulo potrebbe suscitare in lui reazioni aggressive, pertanto è più indicato accompagnarlo a letto e adottare piccole strategie per limitare i danni quali ad esempio posizionare cancelletti sulle scale o chiudere le finestre con delle sicure. Gli episodi di sonnambulismo avvengono nelle fasi di sonno non-Rem, infatti il paziente difficilmente ricorda l’accaduto.

Normalmente il fenomeno è transitorio, pertanto la prescrizione consiste in semplici accorgimenti quali regolarizzare il ritmo sonno-veglia andando a dormire sempre alla stessa ora, adottare una dieta serale adeguata, condividere le implicazioni del disturbo con i familiari o i conviventi. Nei casi più complessi è possibile assumere dei farmaci quali le benzodiazepine a basso dosaggio normalmente utilizzate nella terapia dell’ansia o un aminoacido, il tript-oh, che assorbito dal meccanismo della serotonina contribuisce a stabilizzare il sonno.

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