Il trapianto da donatori viventi pone, rispetto al prelievo da pazienti in morte encefalica, diverse considerazioni di ordine medico, etico e organizzativo.

Gli organi che è possibile prelevare da vivente sono reni, lobi epatici e polmonari, parti dell’intestino tenue e del pancreas, midollo osseo o cellule staminali.

Attualmente in Europa questa modalità di reperimento di organi è contenuta per questioni essenzialmente culturali, tuttavia diversi paesi stanno oggi investendo le proprie risorse per creare delle campagne di informazione finalizzate a sensibilizzare l’opinione pubblica su questa opzione.

I primi interventi di trapianto d’organo richiedevano necessariamente totale compatibilità, in seguito con l’utilizzo dei farmaci antirigetto è stato possibile intervenire sulla reazione immunitaria. Questo aspetto unitamente alla diffusione delle associazioni promotrici la donazione in caso di morte prematura hanno aumentato le reperibilità e il successo dei trapianti effettuati, lasciando sullo sfondo l’alternativa della donazione da vivente.

Oggi la carenza di organi a livello globale e gli oneri della sanità derivanti i trattamenti dialitici  hanno indotto i governi ad una riconsiderazione di questa pratica.

Alcune campagne enfatizzano l’atto solidale del condividere il proprio corpo con l’altro, ciò nonostante le resistenze da parte della popolazione, in particolare nelle culture individualistiche, restano elevate. La donazione da vivente all’interno dell’ambiente familiare diventa così una opzione rilevante sia a livello culturale sia sanitario.

I requisiti riguardano naturalmente in primis idoneità fisica, consapevolezza, spontaneità e gratuità; nonché competenza etica e professionale dei centri deputati agli interventi.

In Norvegia la percentuale di trapianti da vivente raggiunge circa il cinquanta per cento dei casi; la Spagna ha avviato recentemente un’importante campagna di sensibilizzazione e anche in Italia alcune regioni si stanno attivando in rete per individuare la migliore forma di comunicazione che tenga conto delle peculiarità culturali.

I vantaggi della donazione da vivente rispetto a quella da cadavere sono essenzialmente una maggiore pianificazione, riduzione dei tempi di attesa, migliore gestione del pre e post intervento, riduzione dell’impatto psicologico. Le controindicazioni riguardano coercizione, minore età, patologie e assunzione di droghe.

La Vallée Notizie