Secondo la prospettiva evoluzionistica i meccanismi sottostanti al comportamento umano sono il prodotto della selezione naturale e sono finalizzati a garantire la sopravvivenza della specie; ad esempio modificando i comportamenti riproduttivi attraverso delle strategie specifiche.
Le donne potrebbero così essere meno disponibili, rispetto all’uomo, all’accoppiamento perché generalmente più selettive nella scelta del partner (garanzia di una prole geneticamente sana), ma anche per il maggiore investimento che devono necessariamente dedicare ad ogni nuovo nato.
Le alterazioni e le variazioni nella qualità dei legami affettivi di coppia che sembrerebbero accadere dopo sette anni sarebbero, secondo questo approccio, riconducibili al periodo medio necessario per allevare un figlio ed eventualmente, per cercare un nuovo compagno con cui accoppiarsi.
La psicologia evoluzionista si propone quindi di trovare una conferma scientifica a queste ed altre teorie: il comportamento è geneticamente determinato? L’innamoramento è un processo biologico? L’uomo è poligamo per natura?
La “mente” attuale potrebbe essere il prodotto di una lunga storia evolutiva in cui sono sopravvissuti i geni di coloro che, meglio degli altri, sono riusciti a fronteggiare con successo le difficoltà e i problemi quotidiani. Di conseguenza, la spiegazione delle basi del comportamento umano sarebbe riconducibile all’interazione di fattori biologici e culturali: la trasmissione cioè delle informazioni prioritarie per la sopravvivenza e le risposte ad esse più appropriate.
Il testo “Psicologia evoluzionistica” pubblicato da Bollati Boringhieri e curato da Adenzato e Meini (2006) offre una visione globale della psicologia evoluzionistica e dei suoi principali ambiti di applicazione attraverso i contributi di sostenitori e non.
La Vallée Notizie
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