Aumenta la preparazione degli operatori nel sostenere le donne vittime di violenza sessuale, si definiscono protocolli di intervento sempre più efficaci e migliora la sinergia tra forze dell’ordine, équipe sanitaria e sociale, ma c’è un aspetto più sommerso e talvolta trascurato che allarma: aumenta il numero delle donne condannate per molestie sessuali.
Questo dato sommerso non trova necessariamente corrispondenza in situazioni di disagio sociale, come sovente accade quando le vittime sono le donne, bensì coinvolge soprattutto famiglie benestanti in cui il benessere economico spesso non coincide con il benessere psicologico. Difficile forse anche solo immaginare come possa accadere, eppure queste storie sono sempre più frequenti con conseguenze devastanti sullo sviluppo psicologico dei bambini.
Donne, frequentemente madri e abusi sessualmente sui minori, spesso i propri figli. Non sono casi eclatanti perché il pregiudizio impedisce anche solo di raccontare o confidare… Storie che emergono dopo, dalla storia clinica di un individuo diventato “paziente” perché troppo segnato dall’esperienza vissuta, o dalle parole e dalle confessioni di queste donne, in carcere.
Le molestie in questi casi non sono esplicite, ma confuse (da tutti: all’esterno, dalla donna e dal figlio) con gesti di accudimento e amore, talvolta sono richieste di dimostrazioni di affetto, talvolta bisogni, talvolta ricatti perlopiù emotivi. Chi sono queste donne? Spesso donne belle, ricche ma profondamente infelici e sole; alcune volte donne con un passato di abusi ripetuti, donne insicure della propria sessualità, donne che hanno alle spalle un trauma non risolto che ripetono all’infinito nel tentativo di controllarlo, donne in conflitto con la figura materna che non hanno potuto o saputo sviluppare una stabile identità e che si sono trasformate talora in madre premurosa e talora in madre abusante.
La Vallée Notizie