Nel periodo immediatamente successivo al parto possono manifestarsi nella donna alcuni sintomi psicologici che se non adeguatamente trattati possono: influire sulla costruzione di un positiva relazione madre-bambino con conseguenze sullo sviluppo neuropsicologico del neonato, ripercuotersi sulle dinamiche familiari o condurre a stati psicopatologici più gravi.

Generalmente  si tende ad attribuire alla sintomatologia osservata il termine di depressione post partum, tuttavia i disturbi psicologici tipici del puerperio possono essere diversi: stati confusionali ad insorgenza precoce, disturbo post traumatico da stress, disturbi della relazione madre-bambino, disturbi d’ansia o da  attacchi di panico, disturbo ossessivo compulsivo, disturbi dell’umore tra cui è opportuno distinguere il “baby blues” e la depressione post-partum.

Con il termine “baby blues” o “maternity blues” ci si riferisce a quello stato di malinconia, attribuibile ai cambiamenti ormonali, che caratterizza i giorni immediatamente successivi al parto e che è limitato per durata e intensità (da una a tre settimane dopo il parto). I sintomi generalmente riferiti sono: sbalzi di umore, tendenza al pianto, ansia, tristezza, difficoltà di concentrazione, senso di dipendenza.

La diagnosi di depressione post partum è più complessa, l’esordio che può essere graduale o rapido e comparire dal terzo mese al primo anno dopo il parto, si caratterizza per sintomi simili al baby blues ma più intensi: eccessiva preoccupazione o ansia, irritabilità, difficoltà nel prendere decisioni, inadeguatezza, umore depresso, senso di colpa, sfiducia, perdita di interesse o di piacere, alterazione dell’ appetito o del sonno, sintomi fisici…). Vi sono particolari fattori di rischio che possono essere monitorati a scopo preventivo.

Il disturbo ossessivo compulsivo che si manifesta in una percentuale di casi ridotta (3-5% ) si caratterizza per la  presenza di pensieri o immagini intrusivi, persistenti ed egodistonici riferiti tendenzialmente a nocumento nei confronti del bambino e rituali compulsivi adottati per evitare che tali timori inconfessabili possano concretizzarsi.

Gli stati confusionali o psicotici solitamente originano da fragilità pregresse o sintomi depressivi trascurati e cronicizzati; la donna che vive un senso di solitudine e isolamento può sentirsi esposta ad un mondo minaccioso, si sente in dovere di difendere il proprio bambino, prova angoscia profonda che si trasforma in delirio e agiti impulsivi.

Il disturbo post traumatico da stress può manifestarsi in casi particolari per la storia personale della donna o in seguito a parto traumatico; quest’ultimo può essere vissuto in modo traumatico dalla donna indipendentemente dalle valutazioni del personale sanitario. A scopo preventivo è fondamentale garantire alla donna la piena partecipazione all’evento, la possibilità di decidere le modalità, i tempi e i luoghi offrendole sostegno. In tale percorso la centralità  della donna è purtroppo sovente sostituita dai tempi e dai ritmi delle strutture sanitarie.

La corretta diagnosi differenziale a cura dello specialista psicodiagnosta costituisce l’elemento fondamentale per un adeguato sostegno psicologico utile a promuovere la sintonia madre-bambino, fattore protettivo per lo sviluppo psicologico del neonato.

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