Le tecniche a ultrasuoni hanno consentito l’osservazione in tempo reale dell’attività spontanea fetale in risposta alle diverse stimolazioni percepite tramite le vibrazioni del liquido amniotico: battito cardiaco, flusso sanguigno, respiro, ritmi sonno-veglia, voce materna..
Il feto, in particolare nell’ultimo trimestre di gravidanza, e il neonato sembrano essere in grado di acquisire e tradurre le informazioni da una modalità sensoriale all’altra (percezione amodale). I risultati di alcune ricerche condotte in ambito prenatale sembrano confermare questa ipotesi: i neonati sin dalle prime ore di vita mostrano la capacità di discriminare e preferire la voce della propria madre rispetto a quella di altre donne, e di riconoscere e di rilassarsi all’ascolto degli stessi brani musicali ascoltati dalla madre negli ultimi tre mesi di gestazione. La comunicazione materna in epoca fetale sembra inoltre favorire l’apprendimento del linguaggio grazie allo sviluppo della rete neurale che si forma per sostenere il percorso di sviluppo che inizierà dopo la nascita.
Per quanto riguarda la musica, l’ascolto di alcune sinfonie in particolare (Mozart, Vivaldi, Puccini, Monteverdi …) sembra avere effetti positivi sul feto: costante regolarizzazione della frequenza cardiaca e diminuzione dell’attività motoria scoordinata. Alcuni studi condotti nel reparto di ostetricia di un ospedale della Florida hanno evidenziato che l’ascolto quotidiano di queste melodie è in grado di ridurre la durata del ricovero ospedaliero dei neonati prematuri. Uno studio condotto dalla Harvard University ha individuato come i neonati preferiscano le melodie consonanti mostrando un rilassamento psicomotorio, un miglioramento delle funzioni neurovegetative e della percezione spaziale.
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