Quando l’allenatore diventa il nemico
Talvolta può accadere che il bambino che si accinge alla pratica di una nuova disciplina sportiva o che passa di categoria e che si trova un nuovo allenatore, sviluppi una progressiva antipatia nei suoi confronti.
Cosa può succedere:
Talvolta il bambino inizia a manifestare una reticenza nell’eseguire gli esercizi proposti, si lamenta con i compagni dell’allenamento, arriva in ritardo, non partecipa al riscaldamento, non dice la verità quasi a voler sfidare apertamente l’allenatore.
Questo comportamento può progressivamente estendersi ad altri compagni di squadra e l’allenatore nel tentativo di contenere la “rivolta” potrebbe diventare ancora più rigido ed esigente. Si rischia così un’escalation di reazioni che può ledere il clima emotivo di squadra e incidere anche sui risultati agonistici.
Per prevenire queste difficoltà l’allenatore dovrebbe occasionalmente lasciare degli spazi di autogestione ai ragazzi, offrendo loro l’opportunità di divertirsi, interrompere la routine dell’allenamento, introdurre nuove variabili di divertimento e lasciarli in qualche modo liberi di giocare.
Queste giornate che apparentemente possono essere interpretate come un interruzione al programma non contemplabile nel calendario sportivo possono riservare delle sorprese: i bambini infatti si ricaricano molto velocemente, recuperano entusiasmo, scaricano l’energia in eccesso ed esprimono la frustrazione e l’insoddisfazione.
I vantaggi di un giorno di non-allenamento consistono in una migliore qualità delle relazione atleta-allenatore, ne incrementano la stima reciproca e possono offrire nuove opportunità in termini di nuove routine e schemi di gioco.
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