I disturbi d’ansia nei bambini richiedono una tempestiva individuazione poiché il loro precoce insorgere  influenza il loro sviluppo psicosociale, predispone ad una vulnerabilità psichiatrica, favorisce l’insorgere di psicopatologia in età adulta e influisce negativamente sull’intervento dei disturbi in comorbilità.

Queste problematiche ansiose, definite internalizzate, sono meno evidenti dei disturbi esternalizzati, rivolti cioè all’esterno quali ad esempio i disturbi del comportamento, della condotta e da iperattività. Questi ultimi infatti influendo direttamente sull’andamento scolastico extrascolastico e familiare sono facilmente rilevabili; diversamente accade per le paure, le ansie e le preoccupazioni che il bambino tiene per sé: aldilà di un apparente tranquillità può crescere un disagio sempre più importante.

Per questo motivo è fondamentale utilizzare specifici strumenti diagnostici in associazione al colloquio clinico. Il processo valutativo in questi casi consiste in un primo incontro con i genitori, entrambi se possibile (ricordiamo tra l’altro che per i minori è necessario sempre il consenso di entrambi i genitori se ne esercitano la potestà), una serie successiva di incontri con il bambino che si strutturano con colloqui e somministrazione di test, infine con la restituzione al bambino e in separata sede ai genitori.

La restituzione al bambino è un aspetto essenziale, ma sovente trascurato dai clinici perché richiede abilità e competenze ad hoc. Come dimostrano i più recenti sviluppi della ricerca clinica se la restituzione avviene secondo le opportune modalità consente di costruire con il bambino un alleanza di comprensione che permette la condivisione degli aspetti di funzionamento psicologico, restituendo fiducia, tranquillità e serenità.

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